WEST SIDE STORY

MA CHE MUSICAL, MAESTRO! SPIELBERG FA SUO IL GRANDE SCHERMO CON UN REMAKE CHE SPLENDE COME UN ORIGINALE.
WEST SIDE STORY

New York, 1961, due bande sono in guerra per il controllo del West Side. Da una parte i Jets, i ‘veri’ americani, figli di immigrati italiani o polacchi, dall’altra gli Sharks, portoricani, sbarcati di recente. In mezzo Tony e Maria. Lui è il fondatore pentito dei Jets, da cui ha preso le distanze dopo la prigione, lei è la sorella romantica di Bernardo, leader impetuoso degli Sharks. Tony e Maria si amano perdutamente e a dispetto dell’ostilità tra le gang, che provano a correggere con le canzoni. Ma chiedete a Romeo e Giulietta, l’amore non vince sull’odio, nemmeno in musica.

Che Spielberg fosse fatto per il musical lo sappiamo dal 1979 (1941 – Allarme a Hollywood). Date un’occhiata alla sua filmografia e scoprirete una ‘nota’ intonata sotto i film impegnati in primo grado a fuggire squali, tirannosauri, nazisti, agenti dell’FBI e capitani uncini.

È un bagliore, un frammento infilato di contrabbando nella scintillante ouverture di Indiana Jones e il tempio maledetto, dove Kate Capshaw canta “Anything Goes” in un costume di paillettes rosso. A guardarli (e ascoltarli bene) molti dei suoi film rivelano un inconfondibile DNA musicale: dal pas de deux di Always sulle note immortali di “Smoke Gets In Your Eyes” alla scazzottata “swing, swing, swing” di 1941 – Allarme a Hollywood, dalla crepa gospel blues di Il colore viola (“Sister”) all’incedere confidenziale di DiCaprio – Astaire sulle note di Sinatra (“Come Fly With Me”) e la falcata delle hostess-ballerine di Prova a prendermi, dalla voce infantile di Christian Bale ne L’impero del sole (“Suo Gân”) agli avatar di Ready Player One sollevati al di sopra del vuoto e sul dancefloor della Febbre del sabato sera.

Flirtando col musical, Steven Spielberg accarezzava l’idea di (ri)farne uno. Sessant’anni dopo realizza il sogno e il nuovo adattamento di West Side Story, che sua madre adorava e che dedica a suo padre.

“To Dad”, due parole posate sui titoli di coda, come un segreto. A settantacinque anni, Spielberg ha rielaborato ampiamente la separazione dei genitori ma quel trauma ha condizionato la sua vita e la sua opera che esalta l’amore, i legami e l’alterità.

Rilettura di “Romeo e Giulietta”, West Side Story non può che parlargli, quasi fosse stato scritto per lui e da lui, che da sempre racconta di ‘alieni’ che si oppongono all’ordine stabilito e alle ingiustizie, provando a cambiare il mondo. Chi meglio di Maria e Tony per integrare quella galleria? Chi meglio di due irriducibili innamorati che sfidano la realtà e si mettono a cantare per raccontarla più bella di quanto non sia? Eminentemente politica, la versione di Spielberg asseconda quella visione, attraverso la musica, il cinema, l’occhio incantato dell’amore, ma costruisce per contro un universo di linee da varcare, di barriere da abbattere, di reti da scalare, di fossi da attraversare, di scale da salire, di tutto quello che separa gli amanti, di tutto quello che devono vincere per amarsi.

WEST SIDE STORY
PROGRAMMAZIONE
TERMINATA