Il primo film ambientato nel mondo di Guerre Stellari a non far parte del canone ufficiale della serie. Il primo spin-off ufficiale. Il primo che non avrà i caratteristici titoli di testa scorrevoli a scomparire. Infine il primo film della nuova serie Star Wars Anthology (praticamente una specie di “Racconti dal mondo di Guerre Stellari”, storie che si svolgono al margine delle grandi trame sviluppate nei film principali). Rogue One è tutto questo e, per dare il via come si deve, la Disney ora proprietaria del mondo LucasFilm ha scelto un’idea formidabile.
Una singola riga di Guerre Stellari vale un film intero
All’origine di tutto c’è uno spunto e la tenacia di John Knoll, supervisore agli effetti digitali della seconda trilogia. Si tratta di una curiosità che gli era balenata in testa 10 anni fa, ma che all’epoca non fu accettata come soggetto per un film. Knoll ha però pensato di tornare alla carica qualche anno dopo, quando la Disney ha preso il comando, ed è andata meglio.
La trama del film racconta di come i ribelli entrarono in possesso dei piani della Morte Nera. Si tratta cioè di approfondire quel che c’è dietro ad una singola riga dei titoli di testa del primo film mai uscito della saga, quando si spiega che “i piani sono stati rubati”. Chi li rubò? Come fece? Cosa successe? E soprattutto come fu possibile che finissero dentro R2-D2? Rogue One mira dunque ad essere la dimostrazione più potente della profondità che la mitologia di Guerre Stellari possiede. Un universo che ha migliaia di anni dietro e davanti a sé ma soprattutto un respiro tale che, nelle pieghe di ciò che già è stato raccontato, esiste margine per tantissimi altri nuovi racconti.
La Principessa Leia aveva inserito dentro il piccolo robottino tutto fischi e carattere un messaggio di aiuto per Obi Wan Kenobi, assieme ad esso c’erano anche questi piani. Un pacchetto fondamentale per i ribelli, affidato ad un robot apparentemente innocuo (in due parole il cuore di Guerre Stellari). Grazie alla planimetria illustrata da quei piani, alla fine del primo film, i ribelli scopriranno che esiste un punto in cui sparare che può portare alla distruzione della Morte Nera e Luke Skywalker prenderà parte alla spedizione con l’obiettivo di far saltare in aria tutto il pianeta-arma dell’Impero. Lucas aggiunse quella riga per dare l’idea che la sua storia si inseriva in una più grande lotta, la stessa che ora vediamo messa in scena un film alla volta.
Un po’ di nuovo, un po’ di vecchio
A capo di questo primo spin-off c’è Gareth Edwards, regista messosi in luce con l’ottimo film indipendente Monsters, e poi arrivato alle grandi produzioni con il remake di Godzilla. A lui il compito di dirigere una nuova eroina (sembra che il segno sia sempre più quello di rivedere le classiche parabole avventurose destinate agli uomini, sfruttando figure femminili e lo specifico che portano con sé), interpretata da Felicity Jones. Come sempre c’è grande segretezza intorno alla trama e dai primi trailer abbiamo potuto capire che ritroveremo solo pochi personaggi noti, tra cui però il più noto di tutti: Darth Vader.
Non è difficile capire che questa dovrebbe essere la linea guida di tutti i film della Star Wars Anthology: una nuova storia attorno alla quale orbita la mitologia delle vecchie. Sono infatti già previsti per i prossimi anni altri film dedicati al giovane Han Solo (quando ha vinto il Millennium Falcon al gioco? Come ha contratto il debito con Jabba The Hutt? Come ha conosciuto Chewbecca?) o alle avventure del cacciatore di taglie Boba Fett.
Nel grande progetto di Disney c’è infatti l’uscita di un film nuovo di Guerre Stellari ogni anno, almeno fino a che l’interesse nella saga non scema, cioè fino a che non calano gli incassi, ovvero fino a che la fantasia non è totalmente esaurita, i personaggi non sono così sfruttati e sviliti dalla ripetizione che il giocattolo non è definitivamente rovinato ad un livello tale che nessuno ne vuole più sentir parlare. Sempre secondo questo progetto le annate dovrebbero alternarsi, una volta un film del canone ufficiale (nel 2017 toccherà ad Episodio VIII) e un anno uno spin-off. Per quanto possa essere avvilente la prospettiva di vedere per certo la degenerazione di Guerre Stellari, prima o poi, è anche vero che al momento l’esplorazione di quella mitologia con registi, approcci, tecniche e scrittori ogni volta diversi sembra una prospettiva eccitante.
di Gabriele Niola