Ozi è una piccola orangotango che vive serenamente con i propri genitori nella foresta fino a quando l’intervento dell’uomo distrugge l’ecosistema separandola dai familiari. Verrà adottata da due attivisti ecologisti grazie ai quali imparerà ad interagire con gli esseri umani. Fino al punto di diventare un’influencer in difesa dell’ambiente.
DiCaprio continua, come produttore, la sua battaglia in favore dell’ecosistema costantemente minacciato.
Sono fortunatamente sempre più numerosi i messaggi in favore della difesa dell’ambiente che giungono sugli schermi avendo come target di riferimento i più giovani. Cioè le generazioni sulle cui spalle stiamo lasciando un mondo non propriamente ben messo che avrà bisogno di tutta la loro consapevolezza in materia.
L’impegno ecologista di DiCaprio è noto e questo film di animazione da lui prodotto ha proprio il compito di mettere in guardia divertendo. Lo fa (non poteva essere diversamente) seguendo il mainstream made in USA, quindi eccedendo talvolta in sequenze di azione che potevano anche essere sviluppate con minore adrenalina. Detto ciò resta interessante il mix che viene proposto tra diversi elementi che si collocano nell’ambito dell’originalità.
A partire dal fatto che la piccola Ozi, una volta soccorsa dagli ecologisti, impara un linguaggio dei segni che si traduce in parole e può dire la sua nei social sulla desertificazione messa in atto dagli esseri umani. Dove il discorso si fa più complesso (ma comunque comprensibile da una certa età in su) è quando si mette in discussione il falso impegno pro ambiente di alcune multinazionali (qui rappresentate da una ovviamente immaginaria) che nascondono sotto una patina green ben altri obiettivi.
Tristemente (ovviamente su un piano di riflessione) realistica poi tutta la parte riguardante la finta oasi naturale creata per convincere gli animali di essere protetti e al sicuro molto più che nel loro habitat naturale. Tra di loro c’è chi diventa collaborazionista e chi finisce con il pensare che è meglio chiudere gli occhi ed accettare lo status quo imposto.
Un’avvertenza: gli spettatori adulti faranno bene ad restare durante lo scorrimento dei titoli di coda. Verrà loro proposta una sequenza cromatica la cui comprensibilità verrà chiarita lasciando sicuramente turbati coloro i quali avevano avvertito il problema del surriscaldamento planetario ma forse mai con la stessa drammatica evidenza. Potranno poi spiegarne il senso ai piccoli accompagnatori.
Perché un film di animazione può servire anche a questo. Ad usare i colori accesi per intrattenere e divertire sapendo che possono essere finalizzati a far pensare. Magari anche ad agire in favore di un futuro più sostenibile.