Moglie e marito

UNA COMMEDIA DIVERTENTE CHE CONSERVA UN FONDO DI VERITÀ E FA RIFLETTERE SUI RUOLI DI GENERE
Moglie e marito

Andrea è un neurochirurgo, Sofia un volto televisivo emergente. Sono sposati da parecchi anni, hanno due figli piccoli, e non ne possono più l’uno dell’altra. Li incontriamo durante la loro prima seduta di terapia di coppia, polarizzati sulle rispettive posizioni, incapaci di comprendere le reciproche difficoltà. Ci penserà il destino, e un esperimento scientifico mal riuscito, a far entrare Andrea nel corpo di Sofia e Sofia nel corpo di Andrea, con esiti ovviamente tragicomici. Riuscirà quello scambio a far capire ai due coniugi che cosa voglia dire affrontare la vita quotidiana nei panni dell’altro?

Moglie e marito è il lungometraggio di esordio di Simone Godano e si basa sulla sceneggiatura di Giulia Steigerwalt (con Carmen Danza), che è statunitense e conosce bene il filone cinematografico dedicato allo scambio di identità.

È proprio la sceneggiatura uno dei punti di forza di questo film prodotto da due piccoli ma lungimiranti produttori italiani, Matteo Rovere e Roberto Sessa, insieme alla divisione italiana di una major americana che si fa carico della distribuzione: pur nella necessaria sospensione dell’incredulità, la storia si preoccupa di conservare un fondo (anche doloroso) di verità e di generare spunti di riflessione sui ruoli di genere in modo meno didascalico e noioso di quanto non faccia il programma televisivo cui, nel film, partecipa Sofia. Non era facile inserirsi in un “sottogenere” già efficacemente esplorato oltreoceano senza sembrare imitativi e senza sfociare nel surreale o nel grottesco.
L’altro punto di forza sono gli interpreti, che risultano amabili come coppia di partenza (e di arrivo) e riescono a conferire la credibilità minima necessaria allo scambio di ruoli. Pierfrancesco Favino usa come sempre efficacemente tutto il corpo per diventare la versione femminile di sé, ma la vera sorpresa è Kasia Smutniak, soprattutto perché modella la sua interpretazione su Favino in quanto persona, prima ancora che in quanto uomo, rievocandone la gestualità senza esagerare, mentre Favino sembra ispirarsi più ad un’idea di femminilità che all’individualità specifica (e specificamente femminile) della Smutniak. La loro interazione è comunque divertente e non dimentica quella tenerezza e confusione che, a ben vedere, accomuna i due coniugi.

Valerio Aprea chiude il cerchio interpretando con la consueta precisione comica il collega di Andrea, maschio “tradizionale” nei difetti ma anche nei (rari) pregi, e riuscendo a ritagliarsi un personaggio a tutto tondo da un ruolo essenzialmente “di reazione” rispetto ai protagonisti. Anche Marta Gastini riesce a dare spessore e verità al personaggio della tirocinante Maria, forse la voce più autentica nel comunicare la frustrazione e l’ostinazione femminili in un ambiente di lavoro orientato al maschile.
Moglie e marito è un lavoro corale che non sacrifica all’accessibilità e all’entertainment la complessità del racconto (anche se si sarebbero potuti sfruttare meglio alcuni spunti rimasti appena accennati) e sceglie con grazia di non affondare il coltello nella dimensione farsesca offerta dal soggetto per concentrarsi sulla qualità umana dei due protagonisti (e dei loro interpreti), confezionando un prodotto da grande pubblico che non dimentica di essere anche una più che dignitosa prima prova d’autore

Moglie e marito
PROGRAMMAZIONE
TERMINATA