David Copperfield nasce nell’Inghilterra industriale senza padre e senza sconti. Curioso e vivace, è allevato dalla madre e dall’amorevole governante. A spezzare l’idillio arriva Mr. Murdstone, uomo intransigente e crudele che sposa la madre e lo spedisce a Londra a lavorare nella sua fabbrica ‘di cristallo’. Tra una bottiglia e l’altra, David cresce in intelligenza e sopporta stoicamente i soprusi del mondo. Almeno fino alla morte della madre. Pieno di collera, si ribella al patrigno e ripara dalla zia Betsey che lo aiuterà a terminare gli studi e a trovare un lavoro nello studio di Mr. Spenlow. Tutto sembra andare a meraviglia, ma la vita non ha ancora finito di metterlo alla prova mentre cerca un ‘nome’, una moglie e una storia da raccontare.
La storia di David Copperfield è spaventosamente triste. Lo sono di sicuro le prime duecento pagine del romanzo. Ma la sua vita è raccontata con una tale ironia e un tale slancio che la attraversiamo senza difficoltà.
I personaggi sono irresistibili e la narrazione in prima persona dona immediatamente il tono e il punto di vista del protagonista e del suo autore, uno scrittore popolare che ha contribuito a mettere in agenda pubblica la tutela dell’infanzia.
Di estrazione sociale modesta, a immagine dei suoi piccoli eroi, Charles Dickens ha denunciato pagina dopo pagina la miseria e lo sfruttamento minorile. Di tutti i suoi ‘figli’, David Copperfield era il suo preferito. Del resto, è il suo romanzo più autobiografico, trasfigurazione folgorante della sua infanzia e della tenace realizzazione di sé, ma il meno rappresentato al cinema, l’ultima versione risale al 1969 (David Copperfield).
Racconto atemporale, dunque moderno, La vita straordinaria di David Copperfield è un elogio alla perseveranza in un mondo di mostri e di personalità eccentriche, a cui Armando Iannucci ridona vita e smalto. Il re della satira britannica, a grana grossa e pensiero fine, che ha studiato letteratura inglese a Oxford e conosce Dickens come le sue tasche, recupera l’essenza stilistica dell’autore e ri-arrangia un classico della letteratura.
Lontano dalle atmosfere sinistre alle quali ci hanno abituato gli adattamenti di Dickens, Iannucci sottolinea la dimensione comica e politica del racconto e conferisce alla sua trasposizione l’humour assurdo già sperimentato nelle precedenti realizzazioni (In the Loop, Morto Stalin, se ne fa un altro).
L’autore disegna una traiettoria di montagne russe emozionali svolgendo un’epopea unica: un’infanzia di povertà che conduce fino allo statuto d’autore di successo. Con la complicità di Simon Blackwell (The Thick of it, Veep), Armando Iannucci rimette in prospettiva il passato e pratica il color-conscious casting, rompendo con tutte le forme di naturalismo e distribuendo i ruoli ad attori di tutte le origini.
Avverso alla Brexit e alla vocazione separatista del Regno Unito, firma una variazione fantasiosa sul classico inglese e sul tema della formazione, invitando alla corte (dei miracoli) di Charles Dickens una spettacolare diversità di fisionomie che incarnano personaggi scritti per e destinati a uomini e donne bianche.
A partire dal suo protagonista, l’attore britannico Dev Patel, La vita straordinaria di David Copperfield si libera con insolenza dal giogo dell’accuratezza storica. Col film di Iannucci non ci imbarchiamo sulla macchina del tempo, assistiamo alla creazione di un mondo che non è mai esistito ma che si inscrive pienamente nell’epoca in cui viviamo. Sorpresi o scettici, poco importa, lo scopo del film è di farci vivere l’odissea di un ragazzo che inciampa nella sfortuna ma trova la sua identità nella Londra della Rivoluzione industriale.
Iannucci incanta e avvince con un adattamento audace che dissolve l’illusione dell’immersione al quale aspirano tanti creatori di fiction storiche o letterarie. La ricchezza formale del film, che accelera il ritmo, capitola le scene come fondali, proietta i ricordi sulle pareti, fa eco all’ottimismo del suo protagonista.
Il décor fuligginoso dei romanzieri del XIX secolo lascia il passo a una messa in scena poetica che trascende le prove e le umiliazioni della società industriale. Iannucci ricostruisce alcuni archi narrativi e ne abbandona altri, aprendo ‘teatralmente’ sulla vita adulta di David Copperfield, che si presenta al suo pubblico, prima di tuffarlo letteralmente nel suo passato per assistere alla sua nascita. Iannucci accentua l’aspetto favolistico della sua ascesa, mantenendo il realismo sociale in ebollizione. Come l’entusiasmo del suo eroe che lotta per ‘farsi un nome’. Perché alla fine quella di Copperfield è soprattutto la storia di uno scrittore e Iannucci insiste sul tema in ogni scena, o quasi. Mettere delle parole su carta è un atto di autodeterminazione. Per David, che scarabocchia febbrilmente i suoi ricordi, le scelte negate nella vita, si inverano adesso sulla pagina