Londra, 1916: dopo aver rubato una preziosa punta di freccia a una società di geografi, la botanica Lily Houghton parte con il fratello MacGregor alla volta della foresta amazzonica per cercare un antico albero dalle straordinarie proprietà curative. Giunta sul posto, l’intraprendente Lily affitta un’imbarcazione dal marinaio Frank, un piccolo truffatore spiantato, parecchio matto e altrettanto coraggioso. Per gli improvvisati compagni di viaggio è l’inizio di un’avventura che li porterà a confrontarsi con i pericoli del Rio delle Amazzoni, con le popolazioni indigene della giungla e con i fantasmi di un’antica spedizione di conquistadores risvegliati dal principe tedesco Joachim, deciso a tutto pur d’impossessarsi dei petali del leggendario albero.
Ispirato a uno dei parchi a tema più celebri di Disneyland, un divertente film d’avventura che riprende lo spirito giocoso del cinema per famiglie.
Jungle Cruise è un omaggio ai classici Disney in live action, alle avventure incredibili dei viaggi fantastici verso l’ignoto e alle schermaglie comiche e sentimentali delle strane coppie, da Il fantasma del pirata Barbanera a Herbie, un maggiolino tutto matto. Trattandosi di una storia ispirata a un’attrazione da parco giochi, è anche uno strano caso di operazione disneyana che non crea l’esperienza immersiva a partire dal film, ma, al contrario, trasforma il divertimento di milioni di visitatori in una vicenda che del cinema del passato mantiene lo spirito giocoso e il piacere del racconto.
L’avventura di Lily, McGregor e Frank è un classico viaggio di scoperta attraverso ostacoli previsti e prevedibili: le rapide del fiume, le tribù indigene, i serpenti minacciosi, gli spiriti maledetti, le iscrizioni antiche, i mondi nascosti… Fin dalla prima scena, ambientata in una Londra ingessata, il racconto si apre all’azione e al cambiamento, con la protagonista che sovverte con l’audacia femminile le regole del vecchio mondo e la ricerca dell’albero che redime il male causato dagli uomini (siamo nel 1916, due anni dopo l’inizio della Prima guerra mondiale).
Se Lily rappresenta lo spirito indomito e spensierato della tipica eroina letteraria, e suo fratello McGregor, schizzinoso e dichiaratamente omosessuale, incarna la parte femminile mancante alla sorella, il capitano Frank – versione per bambini del burbero alla Humphrey Bogart – sintetizza lo spirito dissacrante e dunque postmoderno del film. Interpretato da Dwayne Johnson, Frank è un truffatore che nasconde un animo nobile e un paio d’altro segreti, ma ciò di cui veramente va in cerca è liberare il proprio cuore intrappolato.
Inutile dire che tra un travestimento e una truffa, uno scherzo e un tradimento, una morte apparente e un’agnizione, il film impiega poco a imbastire una trama sentimentale accanto a quella avventurosa, salvo complicare le cose con una trama giocata su continue sorprese e ribaltamenti. L’apparente incongruenza fra la minuta Emily Blunt e il gigantesco The Rock è solo uno dei tanti elementi “difformi” di Jungle Cruise. Accanto alla nostalgia per la Disney di un tempo, il film non manca infatti di sciorinare il solito campionario di effetti digitali gratuiti: animali realizzati in CGI, creature dannate ridotte a un ammasso di serpenti o api; scene d’azione concitata a cui l’animazione toglie qualsiasi ombra di materialità, dunque di spettacolarità.