Mr Incredibile, Elastigirl e Siberius ci hanno provato a farsi riamare dalla gente, a dimostrare la propria utilità alle istituzioni, ma non c’è stato niente da fare: fuorilegge erano e fuorilegge rimangono. Non la pensa così, però, il magnate Winston Deavor, da sempre grandissimo fan dei Super, che intende perorare la loro causa e ha scelto Elastigirl come frontwoman per l’impresa. Convinto che il problema sia di percezione, grazie alle invenzioni della sorella Evelyn vuole dotare Helen di una telecamera per mostrare alla gente il suo punto di vista.
Elastigirl sale alla ribalta mentre Mr Incredibile siede in panchina, in attesa di tornare in azione, alle prese con le paturnie adolescenziali di Violetta, la matematica di Flash e i sorprendenti superpoteri del piccolo Jack Jack.
Il più strabiliante superpotere di Gli Incredibili 2 è quello di tenere incollati, far sorridere e far sghignazzare, intenerire e soddisfare, nonostante il primo film avesse già fatto tutto questo quattordici anni fa e lo avesse fatto meglio. La miscela è fatta di grandi réprise e di piccole novità, cui si aggiunge un citazionismo evidente ma non invadente, spesso interno al mondo Pixar.
L’azione riprende dove si era interrotta: i Super hanno avuto la loro occasione ma la sprecano, lasciando scappare Il Minatore (che fugge letteralmente fuori dal film, perché non se ne ha più traccia), lo spauracchio è ancora una volta quello di una vita normale, con un lavoro normale, ma un altro fan solletica la loro voglia di avventura e il loro desiderio di legittimazione. Un riccone che offre loro una villa à la Toni Stark (registicamente perfetta per le esplosioni di Jack Jack e le sue scorribande notturne oltre la grande vetrata), il cui padre (che assomiglia a Steven Spielberg) ha perso la vita senza mai smettere di “credere” nei supereroi e nella loro bontà. Ci sono cose a cui noi, invece, non crediamo fin dal primo momento, e questo è problema, ma l’originalità non è e non può più essere la priorità del film. C’è anche un nodo, il terrorismo ideologico di chi si oppone all’ipnosi collettiva e alla dittatura dei media, che resta solo abbozzato, ma altrove invece ci sono, a bilanciare il tutto, più sfumature relazionali, più ritmo, qualche ottima battuta e una lotta a quattro zampe in giardino che è spettacolo nello spettacolo.