Da quando sua moglie è venuta a mancare, Paolo ha cresciuto la figlia Simone (“come la de Beauvoir”) cercando di non farle mancare niente, compresa una “famiglia” di inquilini condominiali. Paolo è docente di filosofia in un liceo della Capitale e insegna alla figlia a valutare le cose con spirito critico. Ma quando Simone entra nell’era dello smartphone la comunicazione padre-figlia subisce una battuta d’arresto: la ragazza, ormai quindicenne, sembra diventata ostaggio del suo cellulare, immersa in un mondo virtuale che il papà denigra. In particolare Paolo detesta gli influencer: “Ne basta uno per rovinare il lavoro di professori e genitori”. E quando Simone rende virale l’ennesima sparata di papà contro i “friggitori del nulla”, Paolo si ritrova a duellare con Ele_O_Nora, una influencer seguitissima dai ragazzi – fra cui Simone.
Genitori vs Influencer nasce dall’esperienza di un padre che ha visto le figlie rapite dai cellulari: Fabio Bonifacci ha scritto il soggetto, e poi la sceneggiatura insieme a Michela Andreozzi, parlando di cose che conosce, il che è evidente nei dettagli che disseminano la narrazione, e che qualunque genitore (ma anche qualunque figlio adolescente) può riconoscere come quotidianità.
Intorno a questo nucleo reale si dipana una commedia che ha il pregio di far corrispondere la forma al contenuto, (anche con il corollario di un product placement che ricorda quello degli influencer) mostrando per parole e immagini (la regia è di Michela Andreozzi) il morphing fra vero e virtuale. Dunque le conversazioni via smartphone entrano a far parte della dialettica, così come la vita reale diventa materiale da social, con quella progressione geometrica di incontrollabilità che ci confonde tutti.
I social e le nuove tecnologie moderne sono l’habitat, ma i personaggi seguono linee drammaturgiche millenarie: un padre che non vuol vedere crescere la figlia, una figlia che deve rompere il rapporto esclusivo con il padre, un gruppo di ragazzi che cercano il loro posto in un mondo diverso da quello dei loro genitori, un gruppo di inquilini che trovano nella comunità la via d’uscita dalla solitudine. Andreozzi e Bonifacci costruiscono una rete di rapporti che si alimenta di dialoghi (abbastanza) credibili e di dinamiche (abbastanza) possibili, cui si aggiunge quella creatura (apparentemente) inedita che è l’influencer, interpretata da un’influencer vera (Giulia De Lellis) mettendo in luce più la pelle ancora segnata dall’acne che le forme atletiche, più la fame di autenticità che il know how commerciale.
Genitori vs Influencer ha il pregio di non condannare nessuno e dar voce al punto di vista di tutti, adottando soluzioni registiche per restituire la velocità con cui tutto cambia (probabilmente affinché nulla cambi): ma la vera vertigine è uno sguardo nello specchietto retrovisore per accorgersi che una figlia adolescente che non ricambia più la nostra attenzione. Andreozzi non demonizza i social in sé, in un’aderenza anche estetica ad una realtà che forse è quella che ci meritiamo, e certamente quella che viviamo ogni giorno.
Si resta in superficie, e questa è la croce e la delizia del film: perché da un lato ci sarebbe spazio e modo di affondare maggiormente il colpo e approfondire gli argomenti; dall’altro quel restare in superficie rispecchia la modalità bidimensionale del presente, anche a causa dell’uso costante dei device. Ed è raro che un “film idea” si impegni a declinare quell’idea in tanti modi, in una riproduzione internettiana – ovvero aprendo continuamente finestre all’interno dell’immagine e della narrazione – ma anche creando continuamente piccole svolte drammaturgiche “vecchio stile”.
Ginevra Francesconi è naturale e credibile, Fabio Volo mette a nudo la sua malinconia di fondo, Ruben Mulet Porena è un amabile mutaforma (giusto identificarlo solo con il cognome) ed Emma Fasano una migliore amica riconoscibile. Il coro greco dei condomini spinge più sulla macchietta, ma può fare conto su interpreti di razza come Paola Tiziana Cruciani e Nino Frassica, Paola Minaccioni e Massimiliano Vado, anche se il cameo più spassoso resta quello di Massimiliano Bruno nei panni del preside cerchiobottista.