NOTTI BIANCHE DEL CINEMA
ore 21.30
DUE di Filippo Meneghetti.
Due donne mature, Nina e Madeleine, si amano in segreto da decenni. Tutti, compresi i parenti di Madeleine, pensano che siano solo vicine di casa. Ma quando la routine di ogni giorno viene sconvolta da un evento improvviso, la famiglia di Madeleine finisce per scoprire la verità. E l’amore fra le due è messo alla prova.
Parte lento, Deux, come un “normale” film su una coppia “anormale”, quella composta da Nina e Madeleine, alle prese con le difficoltà di un menage parafamiliare che ha a che fare con due aspetti molto delicati (un tempo avremmo detto tabù) della società occidentale: la vecchiaia e l’omosessualità, più in generale il sesso in terza età.
Comincia lento, comincia canonico nonostante il tema particolare, tutto raccontato dal punto di vista della parte debole, presto lesa – quello di Madeleine, madre rosa dai sensi di colpa, incapace di lasciarsi andare (e lasciare andare) una vita familiare che di lei, pur non volendolo ammettere, non ha più bisogno. Seguiamo il punto di vista di Madeleine, e Nina la vediamo poco, in ombra, come una spalla a volte invadente, petulante, spesso eccessiva nelle sue azioni e reazioni.
La osserviamo sul pianerottolo guardandola dalla casa di Madeleine, la spiamo oltre il vetro mentre confabula con l’agente immobiliare, la sospettiamo di manipolare, approfittare, forse anche di sfruttare la fragilità dell’amante, amica e vicina di casa. Poi, però, accade qualcosa.
E l’incidente messo in campo da Filippo Meneghetti ribalta tutta la storia. Trasformando quello che poteva essere un semplice romanzo d’amore – in principio fin troppo modesto: occorre pazientare fino alla conclusione del primo arco perché la storia si inneschi, ma ne vale la pena – in un thriller dei sentimenti in cui è impossibile prevedere cosà accadrà, letteralmente, fino all’ultimo respiro delle protagoniste.
Il tema dell’amore omosessuale, e delle difficoltà “burocratiche” nel gestire la relazione – tematiche esplorate in un film affine, Una donna fantastica di Sebastiàn Lelio – montano nella seconda parte del film attraverso il rapporto con la badante, una eccezionale Muriel Benazieraf, e quello con la famiglia di Madeleine, accomunati da una stessa cifra: l’incapacità di vedere (proprio: letteralmente) l’amore fra due corpi, invisibili a chiunque gli sia estraneo.
Maestro nel padroneggiare la musica dei suoni – il gracchiare profetico dei corvi, il contrappunto emotivo della centrifuga di una lavatrice, le parole attutite filtrate da una porta – Meneghetti in questo strepitoso esordio dimostra una padronanza incredibile dei ritmi del racconto, sorprendendo lo spettatore ogni volta che la storia sembrerebbe aver trovato un approdo. Eccellenti le scelte di casting, con una Barbara Sukova emotivamente estrema e sempre credibile e Martine Chevallier, che nel suo difficilissimo ruolo mette tutto il mestiere di un’attrice della Comédie -Francaise.