Il mercenario malato di cancro e trasformato in un essere pressoché immortale, capace di rigenerarsi da ogni ferita, si gode finalmente la vita insieme alla compagna Vanessa. Ma ad accettare irresponsabilmente, com’è nel suo stile, missioni da sicario in giro per tutto il mondo si finisce per farsi dei nemici e arriva presto per Deadpool il momento di pagare il conto. Una batosta tale da ritrovarsi a casa degli X-Men, con Colosso che ancora una volta gli dà la possibilità di essere un eroe e lo porta con sé in una missione per calmare un giovanissimo e potente mutante. Prevedibilmente le cose non vanno a finir bene e Deadpool si ritrova nei guai insieme al ragazzino a cui però si sta affezionando tanto che, quando dal futuro giungerà un letale guerriero deciso a ucciderlo, il loquace ex mercenario farà tutto il possibile per proteggere il giovane.
Ancora più folle e irreverente, con una comicità da cartone animato iperviolento, Deadpool 2 è forse meno sessualmente esplicito del precedente, ma più ricco di personaggi e più articolato nella storia che racconta.
Anche se Domino ha le sue scene d’azione, che tra l’altro sono le migliori e le più divertenti del film, e anche se Deadpool si ritrova spesso a reagire all’antagonista Cable, che in fondo è più motivato di lui in questa vicenda, al centro di tutto rimane comunque il mercenario dall’inarrestabile e scurrile parlantina. Una figura ancora una volta goliardica che grazie alla propria rigenerazione finisce per subire una gran quantità di traumi. Che si riprenda in fretta poco importa perché l’effetto non vuole essere drammatico bensì comico, di una comicità tutta fisica da slapstick portato fino all’estremo, con tanto di smembramenti e gore a profusione.
Aiuta che a realizzare le scene d’azione sia stato chiamato questa volta il regista David Leitch, che già con John Wick prima e Atomica Bionda poi ha dimostrato di saper applicare il proprio passato da stunt-man per realizzare coreografie impressionanti e fantasiose, che spingono gli attori oltre lo standard hollywoodiano. Se i precedenti film sono però action più o meno puri, qui l’azione è al servizio dell’ilarità e dunque agli elaborati piani sequenza di Atomica Bionda si preferisce un ritmo di montaggio che segue i tempi comici, seppure non mancano passaggi dai movimenti di macchina da presa virtuosi.
In particolare è esilarante l’entrata in scena di X-Force, team composto da personaggi a fumetti di seconda o terza fascia, già ridicolo di per sé e messo in scena con trovate una più esilarante ed eccessiva dell’altra, concentrate in una sola irresistibile sequenza. Decisamente riuscito per comicità iconoclasta anche il finale del combattimento con uno dei nemici più storici e imponenti degli X-Men, inoltre, più in generale, il potere della fortuna di Domino le permette di tuffarsi in situazioni assurdamente letali con comica incoscienza. Al suo personaggio giova poi la naturale grazia e simpatia dell’attrice Zazie Beets, già ben rodata in raffinate e surreali ironie nella dalla serie Tv Atlanta, rispetto a cui si dimostra preparata anche per le scene d’azione.
Cable, interpretato da Josh Brolin che torna in un film di supereroi poche settimane dopo aver incarnato Thanos in Avengers: Infinity War, è così serioso e cupo che Deadpool, giocando al suo solito con riferimenti metacinematografici, non può non chiedergli se non venga dall’universo DC. E di battute di questo tipo è pieno il film, con Domino chiamata Black Black Widow, o Cable definito come un guerriero con un braccio alla Soldato d’inverno, inoltre Deadpool rompe come nel film precedente la quarta parete e rivolge alcuni commenti direttamente allo spettatore. Per esempio quando Cable spiega le limitazioni del suo viaggiare nel tempo il protagonista dice autoironicamente al pubblico che si tratta di cattiva sceneggiatura.
Il film insomma mantiene le proprie promesse e rimane un divertente action non-sense che è meglio vedere in stato di leggera ebbrezza. Se inevitabilmente perde l’originalità e la freschezza del primo capitolo, si rigenera però nelle dinamiche con i nuovi personaggi. L’unica scelta narrativa davvero pigra è il colpo di scena iniziale, troppo abusato per un film che si vorrebbe originale e sfacciatamente anticonvenzionale. Ma a una partenza debole segue un lento crescendo e, con l’arrivo di Cable e Domino il film cambia marcia per poi chiudere in bellezza sui titoli di coda, dove si fa letteralmente a pezzi la carriera di Ryan Reynolds tra i supereroi.