CASTIGLIONE CINEMA – RdC INCONTRA – 2019
Rasseggna Cinematografica – Ingresso Libero
PROIEZIONE ALL’APERTO PRESSO IL TEATRO DELLA ROCCA MEDIEVALE
(in caso di maltempio al Cinema Caporali)
Interviene il regista FRANCESCO PATIERNO
Andare alle radici del fenomeno criminale per sottrarlo alla sua dimensione romanzesca e spettacolare. Raccontarlo, per meglio comprenderlo, da un punto di vista prima di tutto antropologico. Frutto di mesi di setaccio delle Teche RAI, Camorra è una selezione accurata di immagini di cronaca nera e vita di strada partenopea e campana.
In antitesi alla fiction da esportazione come Romanzo criminale e Gomorra, Francesco Patierno assembla solo immagini di repertorio: strade e vicoli violenti e poveri, ragazzini scippatori, scafisti, contrabbandieri, magazzini del contrabbando di sigarette e scatole di pelati.
Ma anche le foto delle esecuzioni sommarie e degli scontri a fuoco che hanno a lungo insanguinato la città – in gran parte provenienti dall’archivio fotografico Riccardo Carbone, fotoreporter di lunghissimo corso de “Il Mattino”. Una serie stupefacente di volti, sguardi in macchina curiosi e dichiarazioni spontanee dal mondo pre-social.
Tramite la voce narrante di Meg, la cantante di Torre del Greco già in 99 Posse, poi in modalità solista tra Napoli e New York, arrivano invece, oltre a una manciata di canzoni che compongono la colonna sonora, i testi di commento (di Patierno e di Isaia Sales, docente di storia della criminalità organizzata nel Mezzogiorno, anche lui collaboratore del quotidiano cittadino). Come: “Napoli è assuefazione che consente alla città il mantenimento di uno stato di equilibrio rispetto agli squilibri profondissimi presenti tra le classi sociali”.
Si indaga il confine indefinibile tra legalità e illegalità, il patto invisibile tra mondo di sopra e di sotto. A una fase iniziale in cui il contrabbando si dà come unica opzione alternativa ad altri tipi di delinquenza, segue l’arrivo dei marsigliesi e dei siciliani in città a dominare il traffico internazionale di eroina e cocaina, e la “naturale” ibridazione con la mafia, il mettersi al suo servizio. Un anti Stato, con codici, struttura, indotto, che si sostituisce non solo allo Stato – come dimostra tutto il cospicuo segmento sul sequestro di Ciro Cirillo (1981), assessore ai lavori pubblici per la regione Campania nel post-terremoto in Irpinia, e il ruolo di mediazione del pluriergastolano Raffaele Cutolo in quella prima trattativa Stato mafia – ma anche alla figura genitoriale, in un contesto di figli senza padri, madri senza pane, ragazzi senza lavoro né futuro.
Una moltitudine di nullatenenti che il boss di NCO (Nuova Camorra Organizzata) comanda anche da dietro le sbarre, da Robin Hood arrogante, in manette e completo elegante, che recita il ruolo della vittima perché sa di essere onnipotente. Clamorosi gli estratti delle sue risposte in tribunale e le immagini del castello mediceo di Ottaviano, quartier generale della camorra, acquistato da “‘o Professore” nel 1980, poi confiscato e restituito alla città. Come altrettanto stupefacente è il dialogo ravvicinato tra giornalisti e incriminati, collusi, parenti di criminali o di vittime.
Un patrimonio somatico e panoramico montato su suoni liquidi contemporanei: a ricostruire e rintracciare un fenomeno scaturito dalla necessità – quella, invece, senza tempo – di giustizia sociale. Per fortuna, o purtroppo, mai sfociata in rivoluzione.