Adam ha tredici anni e vive solo con la mamma. La sua è un’età di cambiamenti, ma quelli che si trova a sperimentare sembrano un pochino fuori dalla norma: capelli che ricrescono nottetempo, piedi che bucano le scarpe… Come se non avesse già abbastanza problemi con i bulli del vicinato! Poi, la scoperta che suo padre potrebbe non essere morto come gli è sempre stato fatto credere, lo induce a lasciare la città e a partire alla volta di un bosco montano e del suo fitto mistero.
Si potrebbe pensare che un film sul figlio di Bigfoot, mitica creatura a metà tra umano e primate che abiterebbe le montagne boscose dell’America Settentrionale, sia in realtà soltanto un altro modo per rinverdire la schiera dei supereroi, che tanto appeal hanno sui più piccoli.
Il giovane Adam, infatti, scoprirà di poter correre velocissimamente, di poter interpretare il linguaggio degli animali, di possedere un super udito e una super forza. Ma anche così fosse, Bigfoot Junior resta un film spassoso e garbato, nel quale il risveglio dei super poteri corrisponde ad una presa di consapevolezza della bellezza del mondo naturale, della vita a piedi scalzi, di un’esistenza condotta secondo un altro ritmo, lontano dalla città e da una promessa di guadagno che, di fatto, riduce in schiavitù.
Come in ogni favola che si rispetti, non mancano elementi d’inquietudine. E non sono i nemici, gli avidi scienziati della HairCo. che cercano da decenni il Bigfoot per rubargli il segreto del suo inesauribile bulbo pilifero, ma un padre e una madre che hanno mentito al figlio per tredici lunghi anni. Il sacrificio del padre e della moglie non è facile da capire per Adam, ma è anche il modo in cui il film affonda nella questione ecologista, che altrimenti sarebbe apparsa accessoria.
Diretto da Jérémie Degruson e Ben Stassen, già autori de Il castello magico, Bigfoot Junior ha un andamento più che prevedibile e un grado di complessità minimo, che lo destina prioritariamente ad un pubblico di giovanissimi. I personaggi secondari, una piccola “gang del bosco”, non arrivano mai al punto di acquisire una terza dimensione, e il film si regge da capo a piedi sulle spalle di Adam, prototipo del ragazzino sognatore, a cui va stretta la dieta di solo polpettone della madre, che si conquista sul campo il diritto ad una piccola grande avventura.