Emma è un’adolescente cresciuta in Amazzonia con i genitori appassionati ambientalisti. Dopo la morte della madre vive a New York con il padre. Quando viene a sapere che il giaguaro nero con cui era cresciuta ora rischia di essere catturato dai bracconieri come specie rara inventa una scusa e parte. Viene seguita dalla sua professoressa di Biologia che ha molteplici paure e vorrebbe riportarla indietro.
De Maistre si è ormai profilato come il regista che porta sullo schermo gli animali rispettando la Natura.
Nel senso più pieno del termine perché non si limita a realizzare film con specie apparentemente difficili da utilizzare su un set ma non fa uso di effetti speciali. Il giaguaro, in questa occasione, ha interagito a lungo sia come cucciolo che come animale adulto con le tre attrici protagoniste (le interpreti di Emma bambina, di Emma adolescente e della professoressa di biologia). Quindi il rapporto tra esseri umani e felino non ha nulla di artefatto, ivi compresi gli slanci affettuosi o gli scatti improvvisi.
Ovviamente siamo di fronte a un film per famiglie che si rivolge a bambini e a preadolescenti (come la protagonista) non nascondendo di far uso di alcuni stereotipi narrativi. Emma è volitiva e coraggiosa anche se precocemente segnata dalla morte della madre. La professoressa di biologia, detestata perché fa fare esperimenti sulle rane, è piena di paure ma progressivamente se ne libera. Il capo della tribù degli indios è saggio e coraggioso. La donna a capo dei bracconieri è avida e senza scrupoli.
Tutto ciò però è finalizzato ad una narrazione che mette in luce non solo la necessità della difesa della fauna ma anche l’urgenza di bloccare il processo di deforestazione che in Amazzonia sta assumendo proporzioni insostenibili dall’intero pianeta. Le riprese paesaggistiche mettono in luce quanto questo polmone verde rappresenti una risorsa e lo fanno grazie ad una storia in cui l’azione, sul versante degli esseri umani, è affidata a una bambina, alla stessa divenuta ragazzina e a una giovane donna.
Segno di un cinema che può permettersi di fare avventura al femminile sottolineando poi, con un personaggio minore ma non troppo, il progetto di colonizzazione anche culturale sotteso agli interventi più eclatanti ed appariscenti.
Può sorprendere poi che si faccia ampio uso di un brano musicale che decenni fa divenne il simbolo della lotta contro una dittatura sanguinaria. Sentir risuonare i versi di un canto come “El pueblo unido jamas serà vencido” in un film per famiglie ci ricorda, ammonendo i più giovani, che non c’è vittoria possibile senza una unione di intenti. Che lo si faccia raccontando la crescita e i rischi che corrono un felino e una ragazzina non va considerato in maniera negativa visto che è utile per far passare il messaggio. Unico vero neo: il post finale che poteva anche essere evitato.