CREATIVITY – DA GUTTUSO A SCHIFANO ALLA TRANSAVANGUARDIA
Linee d’arte contemporanea del secondo novecento
CASTIGLIONE DEL LAGO
Palazzo della Corgna 26 giugno – 13 settembre
EVENTO COLLATERALE
DOMENICA 23 Agosto
CREATIVITY – LA TRANSAVANGUARDIA AL CINEMA
Ore 20.45 Palazzo della Corgna – VISITA GUIDATA a cura di ANDREA BAFFONI
Ore 21.30 Teatro della Rocca Medievale – Proiezione del film QUIJOTE di Mimmo Paladino – Introduzione a cura di ANDREA FIORAVANTI
Ingresso visita guidata + film € 9.00
Ingresso solo film € 6.00 intero; € 5.00 ridotto (under 12 over 65)
Prenotazione obbligatoria per pacchetto visita guidata + film – Tel. 075 951099
Prevendita (facoltativa) per chi vuol vedere solo il film su www.liveticket.it/lagodarte
Con CREATIVITY (Palazzo della Corgna 26 giugno -13 settembre) , il curatore ANDREA BAFFONI mette in mostra opere appartenenti al realismo italiano del secondo dopo guerra (Renato Guttuso, Antonio Bueno, Remo Brindisi, ecc.), al metamorfismo figurativo e ai movimenti astrattisti (Enrico Bay, Maurice Esteve, Piero Dorazio, ecc.) ed infine alla pop art italiana e alle neoavanguardie (Robert, Rauschenberg, Mario Schifano, Mimmo Paladino, Sandro Chia, ecc.). L’evento collaterale CREATIVITY – LA TRANSAVANGUARDIA AL CINEMA in programma Domenica 23 agosto intende approfondire con una VISITA GUIDATA dedicata (inizio ore 20.45), condotta dallo stesso curatore ANDREA BAFFONI, le opere degli gli artisti presenti in mostra che, negli anni ottanta contribuirono al ritorno alla figurazione e diedero vita in Italia alla nascita della “Transavanguardia”: Mimmo Paladino e Sandro Chia, che ne furono tra i più significativi rappresentanti, esprimendo il ritorno a una pittura arcaica con riferimenti alle origini espressioniste e tribali della creatività. Al termine della visita guidata il pubblico sarà condotto attraverso il suggestivo camminamento al teatro della Rocca Medievale dove si terrà alle ore 21.30 la PROIEZIONE CINEMATOGRAFICA del film d’artista QUIJOTE di Mimmo Palladino (sua l’opera in mostra “Baal” scelta come immagine simbolo della mostra), opera visionaria del 2006 selezionata dalla Mostra del Cinema di Venezia, che vede tra gli intepreti nel ruolo di Don Chisciotte e di Sancio Panza, rispettivamente Peppe Servillo e Lucio Dalla. La visione del film sarà introdotta dallo storico e critico cinematografico ANDREA FIORAVANTI.
IL FILM
In un paesaggio di campi e rovine, si muovono un gruppo di figure assieme umili e mitiche, poetiche e popolari. Sono i personaggi di un Don Chisciotte ricostruito dentro molteplici dimensioni temporali e differenti orizzonti immaginari. Armato di scudo e di lancia così come di una profonda cultura letteraria del Novecento, l’Hidalgo della Mancha rivive fra tralicci e pale eoliche, edifici incompiuti e sculture arcaiche, accompagnato da un Sancio Panza ironico e sornione. Rintanato con ardimento in una folle visione del mondo e dell’arte, popolata di donne angeliche e di maghi affabulatori, il cavaliere errante arriva a incontrare la morte e ad accettare l’ineluttabile mediocrità della realtà.
Figura maledetta per il cinema (da Orson Welles a Terry Gilliam) ed emblema di un orizzonte dell’irrappresentabile anche in letteratura (il Pierre Menard di Borges), il Don Chisciotte di Cervantes è la figura che accompagna Mimmo Paladino nel passaggio dal mondo dell’arte plastica e figurativa verso quello delle immagini in movimento. Passaggio tutto sommato “morbido”, se si considera che l’artista beneventano si avvicina al linguaggio del film in conformità con quel suo stile e quella visione che tende a far confluire e deflagrare un mondo di segni eterogenei. Così, come se avesse di fronte a sé una tela ampia su cui disporre assieme elementi arcaici e avanguardistici, Paladino combina riferimenti aulici e sentimenti popolari in un materiale nobile da integrare al panorama del beneventano (siamo a Paduli, il paese d’origine dell’artista).
Quijote è cinema d’artista nel senso che a tale definizione veniva dato negli anni Settanta, quindi non semplicemente un cinema fatto da pittori o scultori, ma film pensati e realizzati come un quadro, come un lavoro con una materia fatta di luce, movimento e suono al di là di ogni essenza narrativa. Il fatto che l’idea di questa “opera d’arte cinematografica” propriamente detta venga applicata su uno dei nuclei fondanti della letteratura moderna non è tuttavia un elemento di rottura, quanto il calco di un processo per far sconfinare reale e fantastico. Se Don Chisciotte è un ottimo Peppe Servillo che cita riferimenti letterari labirintici e bizantini come Borges o Joyce e gioca a scacchi con la morte come ne Il settimo sigillo, Sancio Panza è un’altra voce famosa (Lucio Dalla) che gioca con la giovialità poetica e gaudente del repertorio del cantante bolognese. A loro volta, Bergonzoni viene chiamato a incarnare uno stregone chiuso fra i suoi libri e intento a giocare con articolazioni fonetiche e non-sense, mentre Edoardo Sanguineti reinterpreta gli episodi correlati di Cervantes muovendosi in sovrimpressione fra i quadri di Paladino.
Questo dialogo fra rimandi e dispositivi, fra elementi immanenti e paesaggi metafisici, compone un quadro d’insieme che è anche un meraviglioso elogio della follia. Un invito a vivere gli entusiasmi vitali e gli afflati artistici dell’arte prima che la caducità della vita non imponga le rovine della realtà