BERLINGUER – La grande ambizione

NON UN SEMPLICE BIOPIC MA UN RITRATTO DECISO DI UNA "DEMOCRAZIA ZOPPA E BLOCCATA".
BERLINGUER – La grande ambizione

Primi anni Settanta. Enrico Berlinguer assiste al tramonto dell’ideologia di Salvador Allende e delle speranze del popolo cileno, soffocate dal regime di Augusto Pinochet. Questo rafforza ulteriormente in lui la convinzione di trovare una via democratica al Socialismo in Italia, al netto delle ingerenze statunitensi. Non lo ferma nemmeno l’attentato di cui è vittima in Bulgaria: la sua idea è quella di “trasformare l’intera struttura economica e sociale” del Paese, ponendo fine allo sfruttamento dell’uomo sull’uomo – in particolare quello dei datori di lavoro sui lavoratori. Il Partito Comunista Italiano del quale è segretario, anche grazie al suo carisma di leader, cresce in percentuale nei sondaggi e alle urne, ma Berlinguer sa di non poter accedere al governo se non attraverso un’alleanza fra le forze popolari antifasciste, ovvero quelle comuniste, socialiste e cattolico-progressiste, unite verso “un’orizzonte chiaro di stabilità”. Ma l’idea del compromesso storico segnerà la fine dell’ascesa alla gestione della cosa pubblica del PCI e determinerà il tragico destino di Aldo Moro.

In Berlinguer – La grande ambizioneAndrea Segre non si limita a raccontare alcuni anni cruciali nella vita personale e politica del Segretario del Partito Comunista Italiano finito persino sulla copertina di Time.

Segre non crea un semplice biopic, ma dipinge con pennellate decise il ritratto di una “democrazia zoppa e bloccata”, ieri come oggi gravata dalle influenze straniere, e mai abbastanza coraggiosa nel portare avanti una vera evoluzione socioeconomica. Allo stesso modo il suo film delinea con precisione i limiti della Sinistra italiana anni ’70, soggetta allo scrutinio di Mosca e alla crisi del capitalismo mondiale.

“Se vinciamo, cosa ci lasceranno fare?” è la domanda che aleggia persino su un eventuale vittoria comunista. “Questo è il vostro momento”, dice Andreotti a Berlinguer, ma i per comunisti quel momento non arriverà, e dopo la morte di Moro il Paese “scivolerà nel buio”. Ed è tragicamente ironico che l’unico momento che ha visto i politici italiani allineati e compatti è quello in cui hanno deciso unanimemente di non trattare con i terroristi per il rilascio del politico prigioniero.

In Berlinguer – La grande ambizione c’è una fetta consistente della Storia italiana: la strage di Brescia, il petrolchimico di Ravenna (con l’eco dell’omicidio Mattei), Brezhnev (interpretato da un vero sosia) che cautela Berlinguer contro la possibilità di allearsi alle forze democristiane, il referendum per l’abrogazione della legge sul divorzio, il sessismo malcelato dei militanti di Sinistra, l’attentato delle Brigate Rosse a Francesco Coco, le intercettazioni telefoniche dei servizi segreti e naturalmente l’omicidio Moro come vulnus dal quale l’Italia, e Berlinguer, non si riprenderanno.

SPETTACOLI del 7 novembre
CINEMA TEATRO CESARE CAPORALI - Piazzetta San Domenico, 1 - Castiglione del Lago (PG)
giovedì 7
  • 15:30
BERLINGUER – La grande ambizione