Il terribile Mangiafuoco, quel fastidioso del Grillo parlante, gli esseri più subdoli che si possano incontrare come il Gatto e la Volpe tornano insieme ad un Pinocchio mai così umano: è il nuovo film di Matteo Garrone che per interpretare il celebre burattino (che tecnicamente era una marionetta senza fili) ha chiamato il giovane e già bravissimo Federico Lelapi, mentre per il ruolo di Geppetto ha scelto – chiudendo un cerchio – Roberto Benigni che diede il volto al suo Pinocchio nella pellicola del 2002.
C’è tanta attesa nei confronti della pellicola Pinocchio che arriva nelle sale il 19 dicembre 2019 con un cast straordinario che affianca a Benigni, Gigi Proietti nei panni di Mangiafuoco, Rocco Papaleo in quelli del Gatto e Massimo Ceccherini è la Volpe.
La marionetta che vuole diventare un uomo rappresenta un’immagine che in tempi di intelligenza artificiale dà ancora più da pensare, eppure per realizzare il suo Pinocchio Matteo Garrone reduce dal bellissimo Dogman ha scelto di percorrere la vecchia strada, quella del trucco trascurando gli effetti speciali. Così per rappresentare al meglio la marionetta di legno a cui cresce il naso per ogni bugia detta che ha il volto di Federico Lelapi (visto in Quo Vado ma anche in Don Matteo) si è scelto di usare un sapiente make up. Uno straordinario trucco che ci riporta a quella forma di cinema artigianale che si sta perdendo sempre di più davanti alle possibilità del digitale che consente perfino di ringiovanire di trenta anni Samuel L. Jackson nel blockbuster dedicato a Captain Marvel. Niente di tutto questo, Garrone, invece, preferisce la semplicità e la tradizione.
Sono bastate le prime immagini del trailer per chiarire che questo Pinocchio vuole essere molto vicina alla versione che emerge in controluce dal libro di Carlo Collodi. Quindi non mancano le situazioni quasi horror e sicuramente non rassicuranti in cui Pinocchio in un vero romanzo picaresco rimane coinvolto.
In fondo per molti Pinocchio rappresenta il racconto di formazione classico di un giovane che diventa adulto attraverso le esperienze più diverse. Ma come tutti i grandi capolavori della letteratura mondiale, la fiaba di Collodi si offre a diverse letture, basti pensare che fu una delle fonti di ispirazione per il film A.I. pensato da Stanley Kubrick e poi diretto da Steven Spielberg.