Vers vive su Hala, capitale dell’impero galattico e militarista dei Kree, è bionda ma ha il sangue verde-blu e viene addestrata a combattere controllando le proprie emozioni e i propri straordinari poteri energetici da Yon-Rogg. Quando finisce catturata dagli skrull, i nemici mutaforma dei kree, questi esaminano la sua mente in cerca di risposte, facendo riaffiorare in lei ricordi perduti della sua vita sulla Terra e di una misteriosa donna, le cui fattezze sono utilizzate anche dall’intelligenza suprema dei kree quando comunica con lei. Sarà l’inizio dell’avventura che la riporterà sulla Terra, negli anni 90, dove scoprirà il suo passato come Carol Danvers e si riapproprierà della propria identità.
La prima eroina protagonista solitaria di un Marvel movie è un personaggio di formazione militare che sceglie invece la pace, è una donna che riscopre la propria forza ed è schierata dalla parte dei migranti.
Sicuramente una figura d’ispirazione per le bambine di oggi e le donne di domani, anche perché a differenza di Wonder Woman non è una principessa delle Amazzoni, bensì un’eroina con i piedi ben piantati per terra, già tosta e formata prima ancora di avere i superpoteri, che usa oltretutto con compassione per proteggere i più deboli. Proprio in uno degli sviluppi più inattesi del film si definisce il senso di giustizia di Carol e così Captain Merveltrova una sorprendente attualità, che rende questa avventura spaziale qualcosa di edificante senza però intaccarne il divertimento.
Il film presenta infatti una gran varietà di ambientazione e situazioni e si passa da uno scontro a base di laser come in Star Wars a un inseguimento action con avversari mutaforma come in Terminator 2, fino a un omaggio a Top Gun, per arrivare solo alla fine in zona da vero Marvel movie.
Siamo ormai al ventunesimo capitolo di questa saga, ma non mancano le sorprese, che stupiranno forse soprattutto i lettori dei fumetti. L’origine dei poteri della protagonista è stata infatti quasi completamente riscritta e legata a una delle gemme dell’infinito, probabilmente un elemento importante del prossimo Avengers: Endgame. Del tutto stravolto il personaggio di Mar-Vell, perché giustamente non era proprio il caso, nel 2019, di far derivare i poteri di Carol da un uomo, d’altra parte si è saggiamente evitato anche di farne una questione di retaggio alieno come nell’ultima versione a fumetti.
Carol è qui una terrestre come noi, con una vita fatta di successi e pure di fallimenti, da cui rialzarsi. È stato poi conservato dal fumetto il fatto che sia stata a lungo manipolata, ma anche questo è un trauma da cui l’eroina si risolleva e oltretutto lo fa senza portarsi dietro ossessioni o desideri di vendetta. Tanto che non degna il suo nemico di uno scontro alla pari perché non lo considera qualcuno a cui dover dimostrare qualcosa. È sicuramente il momento più #metoo del film, con la giusta e sdegnosa rivalsa della donna su un uomo che l’ha sfruttata, ma il femminismo tanto temuto dai nerd della destra americana è soprattutto implicito, nello slancio ideale e nel portato simbolico della protagonista, che ha un ottimo rapporto anche con un’altra donna e la sua bambina.
Tanto che è proprio la piccola Monica Rambeau, figlia dell’amica e pilota di jet Maria, a ispirare a Carol i colori del suo costume da battaglia, mentre lei a sua volta ispira al giovane Nick Fury il nome Avengers per il futuro supergruppo. Il personaggio interpretato da un Samuel L. Jackson digitalmente ringiovanito, per l’intera durata, dimostra come questa tecnologia possa essere efficace se lo sforzo produttivo è importante, ma basta guardare al suo collega Clark Gregg, a sua volta ringiovanito nei panni dell’agente Coulson, per vedere come l’operazione possa anche funzionare poco. Fury ha qui un carattere molto diverso da quello che conosciamo, non è ancora indurito e ha la capacità di sorprendersi per i superpoteri, inoltre con Carol si crea un’amicizia da subito complice, dove è chiaramente lei a dominare la scena. Tranne quando è presente il gatto Goose, che ha i momenti più esilaranti del film per ragioni che non vogliamo rivelare (se vi innamorate di lui non uscite prima della fine dei titoli di coda!).
Ottimo anche Ben Mendelsohn nei panni dello skrull Talos: finalmente diverso dai soliti villain che gli sono capitati negli ultimi tempi, questo personaggio gli permette di dimostrare anche empatia e sense of humour. Efficace ma non memorabile Jude Law come Yon-Rogg, che del resto è un militare poco emotivo e quindi non gli consente di sfoggiare il suo estro, mentre va meglio ad Annette Bening, che in un doppio ruolo è sia la machiavellica Intelligenza suprema Kree, sia un altro personaggio che non sveliamo ma che le dà occasione di incanalare emozioni molto diverse.
Il film rende poi omaggio alla sceneggiatrice che ha rilanciato il personaggio, Kelly Sue DeConnick, in un veloce e muto cameo e soprattutto a Stan Lee, non solo presente in uno dei suoi ultimi camei post-mortem ma al centro anche della sequenza iniziale del logo Marvel, a lui interamente dedicata. Il vero successo di Captain Marvel comunque è aver reso Carol simpatica (molto più che nel fumetto) e non militarista, oltre ad averle dato un senso di giustizia che rende il film politico, chiaramente schierato dalla parte dei profughi. Se ci si aggiunge il tema dell’emancipazione femminile, sottolineato con la giusta ironia anche dalla colonna sonora con brani anni 90 quasi tutti cantati da donne (su tutti “Just a Girl” dei No Doubt ad accompagnare una scena d’azione), il gioco è fatto. Infatti già la scena durante i titoli di coda ci mostra che l’eroina sarà molto presente in Avengers: Endgame e di certo la rivedremo nei successivi Marvel movie, dove farà da personaggio bandiera insieme a Black Panther.