Kenny Wells è l’erede di un importante imprenditore minerario. In pochi anni la fortuna (grazie anche all’alcol) gli volta le spalle e si trova sull’orlo del fallimento. Riesce però ancora a raccogliere una somma di denaro che gli consente di sostenere l’impresa del geologo Michael Acosta, che sembra aver scoperto nella inesplorata giungla indonesiana uno dei più grandi giacimenti auriferi del mondo. I dollari ricominciano ad affluire e Wells diventa un uomo ricco.
La classica scritta “Tratto da una storia vera” che accompagna la promozione di questo film per una volta dovrebbe indurre tutti quelli che non sono a conoscenza di un fatto (e subito cliccano in Internet per saperne di più) a trattenere l’indice fino a dopo la visione del film. Perché, pur con tutte le variazioni sempre necessarie nella trasposizione dalla cronaca allo schermo, questa è una vicenda che va goduta dall’inizio alla fine senza alcuna consapevolezza del ‘cosa accadrà dopo’.
Già il titolo italiano rivela troppo rispetto all’originale che con il solo “Gold” andava dritto al punto in modo da far sì che chi ricorda gli eventi risalga al resto ma che chi invece ne è ignaro continui ad esserlo fino alla visione per godersi le svolte della narrazione.
L’oro è da sempre è una calamita potente capace di attrarre masse di diseredati e ancora oggi, come ci hanno mostrato con efficacia le foto di Salgado (qui citate), è in grado di allestire bolge infernali che purtroppo non si collocano nell’aldilà. La febbre che provoca in questo caso non è quella di matrice chapliniana ma fa comunque alzare la colonnina di mercurio del mercato azionario coinvolgendo operatori attratti da un miraggio che ha i contorni della realtà. Al centro una coppia. Da un lato Edgar Ramirez/Michael Acosta che ha tutte le caratteristiche, anche fisiognomiche, dell’uomo per cui l’avventura e la scoperta di nuovi territori da esplorare costituiscono il senso della vita. Dall’altro Matthew McConaughey/Kenny Wells che, con una pancia da dieta di patate e birra per un mese e mezzo, costruisce uno di quei personaggi border line che tanto gli piacciono con un’adesione che sprizza da tutti i pori il piacere per ogni singola inquadratura.
I due, con il circo finanziario che inizia a girare loro attorno, offrono l’occasione per una riflessione su come il mondo dell’economia non solo da oggi (qui siamo negli anni’80) sia affidato a ‘esperti’ apprendisti stregoni che come il Mickey Mouse di Fantasia creano più danni che vantaggi. Si potrebbe sostituire la shakespeariana ‘vita’ con la parola economia per poi proseguire con: “è un racconto narrato da un idiota, pieno di strepito e di furore, senza alcun significato” (Macbeth) senza timore di sbagliare. Un’ultima annotazione: nel film c’è una scena di McConaughey con un felino che è stata girata l’ultimo giorno di riprese. Non è difficile capire il perché.